La civiltà ci sfida e noi non reagiamo più. La guerra fredda: noi rispondiamo con l'insensibilità al terrore. Il cromato, il plastificato, l'alluminizzato: ci piace perché fa inorganico e asettico. Il dramma a caldo degli altri lo respiriamo attraverso l'anestetico televisivo. La materia grigia in noi diventa violacea. Persino gli artisti adesso vengono dal freddo: rigorizzano l'idea a difesa di ogni emozione. Ecco i critici parlare di arte cool, minima riduttiva; e chi non è d'accordo va polemicamente verso un'immagine fredda e poetica. Accettiamo il meccanismo congelante in uno stato crescente di rigor mortis psichico.

Bruno Rocchi si oppone a questo processo di entropia umana. Rocchi viene con l'offerta e con la provocazione e propone liberi monumenti eretti contro la falsa morale, il potere, i nazionalismi, lasciando posto alla possibilità di liberazione in metafisiche proposte di sublimazione. Alla ricerca di forme neutre egli propone un'avventura formale on the road carica di energia e di simboli, fusi in una ambiguità significante il riflusso del passato nel presente. La contemplazione come antidoto all'azione meccanizzata e prefabbricata e non più controllabile.

Poetiche fusioni cromatiche, soluzione di una tecnica personalissima, come controterapia al sonnanbulismo da comunicazione di massa. Rocchi si esprime nell'età dell'angoscia, della negazione, della satira, in forme aperte ed individuali: nella violenza lirica della Isotopo-terapia, come nell'esplorazione umanistica e nel simbolismo volto al recupero spirituale della accettazione, della metamorfosi, del mimetismo, che assimilano con freschezza e con ironia le immagini di una realtà apparentemente avviata a trasformazioni radicali. Nella scoperta di un mondo condizionato dalla macchina, dalla città e dalle forme d'arte popolare, Rocchi ha la precisa coscienza di una realtà che si sta superando anzitutto in termini tecnico-scientifici e quindi etico-sociali, rifiutando categoricamente di aderire a questo superamento.

Giorgio Seassaro (da " Il sovrapponismo di Bruno Rocchi" - Studio galleria quarantadue - Bologna)