Il "sovrapponismo" di Bruno Rocchi (teoria e realizzazione) ci sembra tecnicamente assai ingegnoso e filosoficamente ineccepibile, ma rimane, almeno a tutt'oggi, al di qua delle ricche e raffinate possibilità creative del giovane artista romagnolo.

E ci spieghiamo: l'avere realizzato una tecnica pittorica originale per cui un impasto di olio e inchiostri grassi permette la sovrapposizione delle tinte e il mantenimento delle trasparenze del colore stesso con tutte le possibili dilatazioni del discorso lirico narrativo che ne conseguono, è certamente un risultato notevole e in linea con la richiesta di nuove soluzioni che l'adesione dinamica alla realtà pretende. Tuttavia poiché il sovrapponismo di Rocchi "in mente" non risponde ad un gioco puramente tecnico, ma all'esigenza di raggiungere una contemporaneità nel diverso per tempo/spazio, quasi per superare in una nuova sintesi psichica i limiti "positivistici" dell'uomo, e poiché la sensibilità cromatica del pittore testimonia una disponibilità a ricevere - e quindi a comunicare - le emozioni umane in una gamma completa e complessa, noi ci auguriamo e vorremmo dal giovane un superamento del suo geometrismo dall'esterno, un far forza al suo stesso rigore filosofico-compositivo in nome di una carica che in lui è presente, così presente, ci sembra, che egli volontaristicamente la iperazionalizza quasi la temesse.

E' chiaro che le nostre note nulla tolgono alla godibilità delle opere del Rocchi, ma vorrebbero come allargarne la genesi.

Fanny Monti (da "Il Pensiero Romagnolo" - Forlì)