Il pittore romagnolo Bruno Rocchi - che espone per la prima volta nella nostra cittā, all'Isolotto - nell'autopresentazione al catalogo pone l'accento sul travaglio dei processi evolutivi, meravigliosi e terrificanti a un tempo, della vita umana condizionata dalle scoperte della scienza, laddove il perfezionarsi delle componenti strumentali determina gli stati d'animo dell'uomo attraverso i tempi e, di conseguenza, la variazione della sua morale, avviandola spesso ad acquisizioni materialistiche. "...Da questa ricerca nasce il sovrapponismo, la cui attuazione si consegue unendo componenti d'immagini che possono racchiudere sensazioni diverse e perfino contrarie ma che, nel loro equilibrio diano origine ad un sentimento stabile dell'essere normale...". Di qui i concetti etico-sociali, i termini tecnico-scientifici e tutte le altre componenti metafisiche, simboliche, polemiche e quella specie di "violenza lirica della isotopo-terapia" cui allude Giorgio Seassaro.

In tale contesto, la tecnica indubbiamente personale di Rocchi esprime l'ironia, la satira, il mimetismo di questa etā angosciata e terrorizzata, in un mondo di equivoci estetici ove tutto č nebuloso, livido, spettrale.

Vien fatto tuttavia di pensare che se, per un'azzardata ipotesi, il "sovrapponismo" di Bruno Rocchi (il quale rimane comunque un vero artista) si liberasse delle sue sovrastrutture, probabilmente emergerebbe una fisionomia netta delle immagini plastiche che, sia pure in una diversa dimensione, realizzerebbe con non minore efficacia questi interessanti contenuti tematici.

Alfredo Schettini (da "Corriere di Napoli" - Napoli>